IL VETRO INDURITO - HARDNED GLASS
La procedura di tempera
termica del vetro è un trattamento di raffreddamento veloce che si realizza in un determinato intervallo di tempo partendo dalla temperatura di tempera fino
alla temperatura di strain point, al disotto della quale agiscono solo le
deformazioni in campo elastico. Si produce una modifica della struttura cui
seguono le tensioni che si completano al termine del raffreddamento alla
temperatura ambiente.
I profili delle tensioni
variano con continuità in funzione delle caratteristiche del trattamento da cui
dipendono, per posizione ed entità, i valori di trazione e compressione
misurabili sulla superficie e all’interno delle lastre.
Agendo sulla entità e
durata del riscaldamento e del raffreddamento successivo è possibile
distribuire le tensioni nella maniera più opportuna a seconda dello spessore
delle lastre e delle necessità di impiego.
Talvolta la richiesta di
resistenza del vetro si concretizza in livelli modesti di
tensioni accumulate che forniscono resistenza sufficiente alle piccole
sollecitazioni meccaniche, termiche (shock termico) privilegiando aspetti dell’ottica e qualità
delle superfici, oltre alla maggiore omogeneità della distribuzione delle
tensioni e migliore tolleranza nei confronti delle inclusioni di solfuro di
nichel. Il vetro indurito si presenta come un materiale stabile e prevedibile
nelle installazioni in edilizia.
La sicurezza richiesta nei
confronti di rotture con frammenti che per questo prodotto sarebbero di dimensioni elevate e quindi
pericolosi, è affidata ad un eventuale successivo processo di laminazione con
plastico interposto (PVB, EVA, Policarbonato, etcc.); in questi casi la tempera completata a norma è messa da parte e si
parla di vetro semplicemente indurito o Hardned. Le caratteristiche sono
normate dalla UNI 1863 - 2012 che esamina aspetti estetici, geometrici e di
frammentazione per definire precisamente il vetro indurito che non deve essere
realizzato come un cattivo temperato, ma piuttosto rappresentare un prodotto
differente.
L'andamento delle linee di separazione dei frammenti prodotti dalla rottura fornisce indicazioni sullo stato tensionale del particolare studiato, a tale proposito si mostra la frammentazione, prodotta con il punzone, di un normale vetro ricotto dimensionalmente analogo al campione richiesto dai test della UNI per il quale le linee della rottura si arrestano in prossimità del punto di impatto e che nel tempo si propagheranno.
La rottura, prodotta da penetrazione, procederà nel tempo successivamente con continuità fino a dividere finalmente la lastra in frammenti di notevole dimensione. La resistenza strutturale è tipica del vetro ricotto, quindi scarsa nei confronti delle sollecitazioni termiche e meccaniche che producono sollecitazioni di trazione.
Diversamente accade durante la frammentazione di una lastra indurita termicamente, il percorso delle linee di flusso è guidato e deve seguire l'andamento dello stato tensionale di compressione realizzato, limitato nella entità e confinato in prossimità della superficie.

- Rottura lastra 8mm indurita dopo 10s dall'impatto
Nella immagine precedente, relativa ad un vetro indurito, l'andamento delle linee di frammentazione mostra percorsi che raggiungono direttamente i bordi della lastra, senza delimitare aree chiuse all'interno della superficie. Linee che si chiudono su se stesse mostrano un tensionamento eccessivo che si può correggere riducendo il riscaldamento ed il raffreddamento.
A titolo di esempio, si mostra la continuità dei risultati ottenibili partendo dalla stessa ricetta in forno e agendo solo sul raffreddamento di tempera; riporto di seguito una immagine che mostra tre differenti situazioni di frattura per lastre spesse 5mm, .

Vale la pena osservare che il comportamento di una testa di tempera sottoposta a regolazione nella portata non fornisce risultati omogenei nella distribuzione dei flussi provenienti da tutti i singoli ugelli, essendo legato al riempimento del plenum, quindi attenzione quando si riducono le portate nella tempera per vetri di grande spessore!!!! Analogamente accade per quanto riguarda la variazione delle distanze uscita ugello - supefice del vetro nel caso di forni a rulli lato sopra/lato sotto. Non è superfluo ricordare che un vetro indurito è un vetro con le superfici esterne in compressione (condizione tipica della tempera), notevolmente più resistente di un vetro ricotto. il trattamento Hardned glass si applica preferenzialmente a lastre di grosso spessore essendo espanso il fattore tempo tecnico di tempera, a differenza degli spessori sottili per i quali il procedimento diviene via via sempre più difficile al ridursi dello spessore.
Le foto seguenti mostrano tre campioni di vetro spessore 6mm induriti e sottoposti al test di frammentazione (le dimensioni e l’esecuzione sono quelle richieste dalla norma UNI EN 1863 – 2013).
Il primo campione si
avvicina molto a quanto richiesto e potrebbe anche essere accettato ma presenta
due isole grandi (1 e la 2) ed una piccola (la 3) che andrebbero valutate
in base al peso etcc…. Il secondo campione invece è quasi perfetto e sposa
quanto richiesto; il terzo è eccellente e mostra la perfetta simmetria delle
linee di flusso conseguenti alla frammentazione.
Campione n°1 accettabile ma non perfetto per presenza di
superfici chiuse (isole)
Campione n°2 OK, rispetta quasi perfettamente le richieste
della norma (leggera asimmetria)
Campione n°3, perfetto 100% simmetrico con assenza di isole
Le temperature superficiali di
partenza per i tre campioni sono le stesse (circa 640 C° da
pirometro); riferendosi alla temperatura di uscita dal forno è necessario
rimanere sempre al disopra dello strain point perchè anche nel caso del vetro indurito occorre indurre tensioni permanenti; Per individuare la ricetta termica corretta conviene partire dalle condizioni
raggiunte per ottenere la tempera necessaria dello stesso particolare, abbassando soltanto la temperatura di set point di alcuni gradi a pari durata del trattamento per limitare il riscaldamento senza modificare le oscillazioni. In alternativa qualora il mix di produzione richiesto all'impianto fosse molto variabile presentando temperati e induriti da accoppiare successivamente, potrebbe essere conveniente modificare solo la durata del riscaldamento dei particolari induriti lasciando immutate le regolazioni dei set point. Il raffreddamento dei tre campioni del test riportato nelle immagini cambia pochissimo nelle prevalenze
utilizzate, con un leggero prolungamento nel tempo della parte iniziale a
bassissima pressione nel caso dei particolari 2 e 3. In sintesi sembra che il primo sia
leggermente più tensionato, quindi in questo caso peggiore, mentre riducendo di
poco il raffreddamento e le tensioni, si raggiunge successivamente una notevole
omogeneità rappresentata da linee di frammentazione continue e assenza di aree
chiuse.
L’uso della tempera a passaggio per gli impianti che dispongono di questa opzione è dedicato ai temperati di basso spessore, ininfluente nel nostro caso a causa della permanenza troppo breve tra le
soffianti, va escluso perché peggiorativa dal punto di vista del corretto
raffreddamento del vetro indurito.
Come regola generale il
raffreddamento per ottenere le condizioni di hardening deve procedere con tempi
molto più lunghi rispetto a quelli necessari per la tempera , ossia nel caso
dell’indurito di grande spessore (8 - 10 - 12mm) il cuore del pezzo dovrebbe rimanere al disopra dello strain point per una
durata almeno 5 – 7 volte maggiore rispetto ai tempi della tempera e soprattutto la
differenza di temperatura tra pelle e centro dovrebbe essere più bassa (circa 50 – 80 °C). Al crescere dello spessore della
lastra (10 - 12 - 20mm) la prevalenza iniziale del fluido di raffreddamento deve essere estremamente
ridotta, addirittura sarebbe preferibile lasciare il compito del raffreddamento superficiale alla sola perdita naturale della energia per irraggiamento, sfruttando l'alta emissività del vetro, facendo intervenire un
blando raffreddamento forzato solo successivamente. Occorre tuttavia
controllare lo stato degli isolanti protettivi in kevlar dei rulli di tempera che potrebbero danneggiarsi
in assenza totale di raffreddamento. Le
considerazioni precedenti suggeriscono che il raffreddamento ideale dovrebbe procedere
mantenendo una prevalenza variabile con continuità in proporzione inversa con
l’abbassamento della temperatura del cuore. Questo trattamento potrebbe essere realizzato facilmente con
la regolazione dei motore in CC agendo sulla pendenza e durata della rampa, ma è
possibile semplificare strutturandolo a gradini con step successivi di
differente durata e prevalenza crescente, ciascuno con pressione differente ma costante
nel suo interno. Dopo aver stabilizzato le tensioni, quindi al disotto della
temperatura di plasticità, la fase di
raffreddamento può continuare a prevalenza maggiore per accelerare i tempi di
consegna allo scarico.
Una ipotesi di
raffreddamento di partenza per il 6mm potrebbe essere
1 1) 300 giri per 70s + 2) 400 giri per
120s + 3) rampa di accelerazione + 4) 800 giri sino alla T ambiente. (maggiore
capacità raffreddamento)
2 1) 280 giri per 80s + 2) 350 giri per
120s + 3) rampa di accelerazione + 4) 800 giri sino alla T ambiente. (minore
raffreddamento)
I valori sono tipici
dell'impianto considerato e solo illustrativi delle sequenze che possono essere realizzate in vari altri modi.
Le prime due fasi rappresentate realizzano il raffreddamento e solidificazione delle superfici esterne mentre le temperature all'interno variano con continuità lentamente. Le temperature al centro della lastra sono
al disopra dello strain point che è raggiunto al termine della fase plastica; la rampa e il successivo periodo ad alta
pressione (800 giri) rappresentano la durata del raffreddamento finale che può procedere con similitudine alla tempera di vetri dello stesso spessore sino
alla temperatura ambiente.
L’attenzione importante durante tutto il processo è mantenere una distribuzione delle tensioni più pianeggiante rispetto alla normativa per la tempera (circa 140 MPask/mmq) ed evitare il reirraggiamento della superficie da parte del cuore che essendo a temperatura più alta, soprattutto nel caso di grossi spessori, potrebbe riportare le superfici al disopra dello strain point. Una riduzione temporanea del raffreddamento (ad ex perdendo il tensionamento già raggiunto) complicherebbe la continuità dell’andamento delle temperature tra centro ed esterno che dovrebbero decrescere di pari passo senza avvicinarsi e senza allontanarsi con una distanza tra le due curve (cuore - superfici) più ridotta rispetto a quanto accade per la tempera.
L’attenzione importante durante tutto il processo è mantenere una distribuzione delle tensioni più pianeggiante rispetto alla normativa per la tempera (circa 140 MPask/mmq) ed evitare il reirraggiamento della superficie da parte del cuore che essendo a temperatura più alta, soprattutto nel caso di grossi spessori, potrebbe riportare le superfici al disopra dello strain point. Una riduzione temporanea del raffreddamento (ad ex perdendo il tensionamento già raggiunto) complicherebbe la continuità dell’andamento delle temperature tra centro ed esterno che dovrebbero decrescere di pari passo senza avvicinarsi e senza allontanarsi con una distanza tra le due curve (cuore - superfici) più ridotta rispetto a quanto accade per la tempera.
Di seguito è rappresentata la distribuzione delle tensioni, evidentemente simmetrica rispetto alla mezzeria, lungo lo spessore di una lastra piana. Si nota la grande differenza nella profondità di tempera nei tre casi riportati.
Una osservazione pertinente è riferita alla distribuzione delle tensioni all'interno della lastra quando vogliamo ridurre il rischio di rottura causata da solfuro di nichel. La tempera definisce una situazione di equilibrio tra forze generate dalla storia termica e mantenere un profilo pianeggiante (bassi scambi e basse tensioni) all'interno del pezzo limita le variazioni di volume delle eventuali inclusioni di solfuro, se il vetro indurito è correttamente realizzato.
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Quesiti tecnici riguardanti le lavorazioni del vetro